Bonus nuovi nati 2025: la disciplina del contributo una tantum

Fornite indicazioni anche sulle modalità di presentazione delle domande (INPS, circolare 14 aprile 2025, n. 76).

Con la circolare in argomento, l’INPS ha illustrato la disciplina del cosiddetto Bonus nuovi nati, fornendo anche indicazioni per la relativa presentazione delle domande di accesso, alla luce delle disposizioni della Legge di bilancio 2025 (articolo 1, comma 206, Legge n. 207/2024).

Il contributo è un importo una tantum di 1.000 euro destinato ai nuclei familiari con figli nati, adottati o in affido preadottivo dal 1° gennaio 2025, con l’obiettivo di incentivare la natalità e sostenere le spese familiari.

I requisiti di accesso richiesti che i genitori richiedenti devono possedere, congiuntamente sono:

cittadinanza, i beneficiari possono essere cittadini italiani, di uno Stato membro dell’Unione europea oppure essere in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o essere titolari di permesso unico di lavoro, autorizzati a svolgere attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi;

residenza, il genitore richiedente deve essere residente in Italia al momento della domanda. Tale requisito deve sussistere dalla data dell’evento (nascita, adozione, affido preadottivo) alla data di presentazione della domanda;

requisito economico: è necessario un ISEE non superiore a 40.000 euro annui, escludendo dal calcolo le erogazioni relative all’Assegno unico e universale (AUU).

La domanda dovrà essere presentata online, tramite il servizio dedicato, entro 60 giorni dalla data di nascita o dalla data di ingresso in famiglia del figlio.

In alternativa, può essere presentata tramite l’app INPS mobile, il Contact center multicanale oppure gli istituti di patronato.

La pubblicazione del servizio online sarà comunicata dall’INPS con successivo messaggio.

Il Bonus Nuovi nati non concorre alla formazione del reddito imponibile e sarà finanziato con 330 milioni di euro per il 2025, aumentando a 360 milioni di euro annui dal 2026. L’INPS monitorerà l’utilizzo delle risorse, comunicando mensilmente i risultati al Ministero del lavoro e al Ministero dell’economia.